In ambito nutrizionale capita spesso di sentire affermazioni contraddittorie. Come fare allora a orientarsi quando un giorno ci sentiamo dire che dovremmo eliminare un alimento dalla nostra dieta, e il giorno dopo ci viene detto che dobbiamo assolutamente averlo nel nostro piatto? Probabilmente avrete sentito dire che le solanacee sono pericolose per la salute, perché contengono composti tossici e dovrebbero quindi essere evitate. Ma dovremmo davvero eliminare le solanacee dalla nostra dieta? E se sì, perché?
La famiglia delle solanacee (Solanaceae) comprende un centinaio di generi e oltre 2.700 specie di piante, tra cui frutta e verdura, piante industriali (tabacco) e numerose piante ornamentali.
Per quanto riguarda la frutta e la verdura, molte specie di solanacee sono comunemente consumate: pomodoro, melanzana, patata, peperone, peperoncino, bacche di goji… Anche varie erbe e spezie sono derivate da queste verdure, tra cui il pepe di Caienna, il peperoncino e la paprika.
Le solanacee contengono lectine e alcaloidi, dei composti considerati tossici se ingeriti in grandi quantità. Questi composti sono presenti nella pianta perché si pensa che svolgano un ruolo protettivo contro batteri patogeni, virus, funghi e alcuni insetti predatori.
Per maggiori informazioni sulle lectine, vi invito a leggere il nostro articolo a riguardo.
Nelle varie specie di frutta e verdura sono presenti diversi tipi di alcaloidi, e alcuni sono più tossici di altri. Per esempio, quelli contenuti nelle patate sono più tossici per l’uomo di quelli contenuti nei pomodori.
Se assunti in grandi quantità, gli alcaloidi possono causare sintomi come sudorazione, nausea, diarrea, crampi addominali, mal di testa, broncospasmo, sonnolenza, agitazione, tremori, confusione e disturbi della vista.
Diversi fattori possono aumentare significativamente il contenuto di alcaloidi nella frutta e nella verdura: la genetica, le condizioni di conservazione, l’esposizione alla luce o le ammaccature durante la raccolta. Queste sostanze si trovano principalmente nei fiori, nelle foglie, nei germogli e nella buccia di frutta e verdura.
Quando un cibo contiene alti livelli di alcaloidi può avere un forte sapore amaro in bocca e causare sensazioni di bruciore.
Tuttavia non è il caso di preoccuparsi. Le solanacee sono consumate regolarmente da milioni di persone in tutto il mondo, e l’avvelenamento è relativamente raro, perciò abbiamo la certezza che i bassi livelli di alcaloidi contenuti in questi alimenti non sono pericolosi.
Degli studi effettuati sui topi suggeriscono che gli alcaloidi contenuti nelle patate hanno un effetto citotossico sulla membrana cellulare, che può influenzare la permeabilità intestinale e aumentare l’infiammazione dell’intestino in individui predisposti a malattie infiammatorie intestinali (MICI).
Alcune persone li accusano di essere pro-infiammatori, e di aggravare potenzialmente i sintomi di chi è affetto da malattie autoimmuni (come celiachia, sclerosi multipla e artrite reumatoide). Ecco perché diverse persone scelgono di escluderli dalla loro dieta.
Per il momento le conoscenze scientifiche di cui disponiamo non ci permettono di fare raccomandazioni su questo argomento. Infatti, prima che si possano fare delle raccomandazioni nutrizionali, sono necessarie ulteriori ricerche per scoprire se questi risultati siano applicabili all’uomo, e se possano essere estesi a tutte le solanacee.
Frutta e verdura sono eccellenti fonti di vitamine, minerali, antiossidanti e fibre con molti effetti benefici sulla nostra salute. Non per niente i nutrizionisti raccomandano di riempire metà del nostro piatto con verdure e frutta di vari colori ad ogni pasto e spuntino.
Ecco alcune buone ragioni per mangiare le solanacee:
Vi ricordiamo che la cottura non riduce il contenuto di alcaloidi degli alimenti.
Escludere le solanacee dalla nostra dieta non è una soluzione auspicabile, poiché questi alimenti contengono molti nutrienti essenziali per una buona salute.
Se avvertite dei sintomi, digestivi o di altra natura, che pensate siano legati al cibo che state mangiando, o se siete affetti da una malattia autoimmune, vi suggeriamo di parlare con una nutrizionista che potrà aiutarvi a rivedere la vostra dieta consigliandovi i cambiamenti necessari per alleviare i vostri sintomi, massimizzando al contempo la varietà alimentare.
1- La Nutrition. 2017. « Tout savoir sur la tomate ». https://www.lanutrition.fr/tout-savoir-sur-la-tomate [consultato 30 luglio 2021].
2- Gouvernement du Canada. 2011. «Les glyco-alcaloïdes dans les aliments». https://www.canada.ca/fr/sante-canada/services/aliments-nutrition/rapports-publications/salubrite-aliments/glyco-alcaloides-aliments.html [consultato 30 luglio 2021].
3- Revue médicale Suisse. 2013. «Fruits et légumes : peuvent-ils être dangereux ?» revmed.ch/revue-medicale-suisse/2013/revue-medicale-suisse-394/fruits-et-legumes-peuvent-ils-etre-dangereux [consultato 30 luglio 2021].
4- Przybylska, S. (2020). Lycopene–a bioactive carotenoid offering multiple health benefits: a review. International Journal of Food Science & Technology, 55(1), 11-32.
5- Patel, B., Schutte, R., Sporns, P., Doyle, J., Jewel, L., & Fedorak, R. N. (2002). Potato glycoalkaloids adversely affect intestinal permeability and aggravate inflammatory bowel disease. Inflammatory bowel diseases, 8(5), 340-346.
6- Iablokov, V., Sydora, B. C., Foshaug, R., Meddings, J., Driedger, D., Churchill, T., & Fedorak, R. N. (2010). Naturally occurring glycoalkaloids in potatoes aggravate intestinal inflammation in two mouse models of inflammatory bowel disease. Digestive diseases and sciences, 55(11), 3078-3085.
7- Fasano, A., & Shea-Donohue, T. (2005). Mechanisms of disease: the role of intestinal barrier function in the pathogenesis of gastrointestinal autoimmune diseases. Nature clinical practice Gastroenterology & hepatology, 2(9), 416-422.
8- Arrieta, M. C., Bistritz, L., & Meddings, J. B. (2006). Alterations in intestinal permeability. Gut, 55(10), 1512-1520.
9- Nielsen, S. S., Franklin, G. M., Longstreth, W. T., Swanson, P. D., & Checkoway, H. (2013). Nicotine from edible Solanaceae and risk of Parkinson disease. Annals of neurology, 74(3), 472-477.
10- Dougnon, T. V., Bankolé, H. S., Klotoé, J. R., Sènou, M., Fah, L., Koudokpon, H., … & Boko, M. (2014). Treatment of hypercholesterolemia: screening of Solanum macrocarpon Linn (Solanaceae) as a medicinal plant in Benin. Avicenna journal of phytomedicine, 4(3), 160.
Volevo sapere se per noi Italiani le solanacee possono essere nocive par la salute, visto che le solanacee si piante importare dall’ sud America e quindi non fanno parte della dieta dei nostri antenati
Buongiorno Erasmo, L’articolo spiega che la scienza non ha dimostrato che le solanacee siano nocive. Perciò non vedo perché dovrebbero essere nocive agli Italiani.